Van Gogh avrebbe collezionato le carte Pokémon? #4
Probabilmente sì, e sarebbe stato il primo fan
Ciao e welcome back nella newsletter dove condividiamo casi studio di Digital Marketing nel mondo dell’arte e della cultura, consigli per lavorare nel nostro settore, progetti di lavoro realizzati da noi stessi e che possono esserti utili per imparare cose nuove nel mondo della comunicazione digitale.
Se non sai come iscriverti a questa newsletter, puoi farlo al bottone qui sotto senza problemi👇🏾
Da qualche giorno non si parla d’altro
Il Van Gogh Museum di Amsterdam nel 2023 celebra i suoi 50 anni e lo fa, tra le altre cose, inaugurando una mostra in collaborazione con The Pokémon Company, in cui i Pokémon stessi entrano nei dipinti di Van Gogh.
Quando abbiamo scoperto la collaborazione ci è un po’ scesa la lacrimuccia (🥺). Se hai sui 30 anni come noi è praticamente impossibile non conoscere il fenomeno dei Pokémon: ti sarà capitato di guardare l’anime in televisione, collezionare le carte o giocare con i primi Pokémon Verde, Rosso e Blu al GameBoy.
Ecco proprio loro.
Breve spiegone per chi non li conoscesse:
Prendiamo questa parte dal sito de ilPost che, come al solito, spiega le cose bene:
“Li chiamiamo animaletti ma non sono animali, per cominciare. Il loro sito ufficiale spiega che sono «creature di varie forme e dimensioni che [in un mondo immaginario molto simile a quello vero] vivono nella natura insieme agli esseri umani. La maggior parte dei Pokémon non parla ed è in grado di pronunciare solo il proprio nome». Il nome Pokémon deriva invece dalle parole inglesi “pocket monsters”, mostri tascabili. L’accento sulla E fu messo per evitare che gli anglofoni non pronunciassero quella lettera. Alcuni Pokémon ricordano – nel nome e nell’aspetto – dei veri animali, altri ricordano animali di fantasia (per esempio i draghi) o preistorici, altri sono proprio inventati.”
Dal 1996, anno di creazione da parte dell’informatico giapponese Satoshi Tajiri, in poi li abbiamo incontrati sugli schermi del GameBoy, come carte collezionabili, come anime (cartoni animati)…insomma davvero in tutte le salse, diventando un vero e proprio fenomeno mondiale: il marchio Pokémon è il franchise multimediale più prezioso al mondo con vendite stimate di 100 miliardi di dollari.
Tornando al Van Gogh Museum: attenzione perché non si tratta solo di un’operazione di merchandising, ma una vera e propria scelta curatoriale.
Qui sotto potete vedere il caro amico Pikachu nello stile di Autoritratto con cappello di feltro grigio.

Perché è una collaborazione interessante?
La cultura giapponese ha avuto una profonda influenza su Van Gogh e suoi suoi dipinti. In particolare erano le stampe giapponesi che lo attiravano. Nel tempo riuscì ad acquistarne molte provenienti dal Giappone. Non sappiamo quante di preciso, ma nelle lettere che scriveva fa riferimento a “centinaia” di stampe.
“Il mio studio non è male, soprattutto perché ho appuntato alle pareti una serie di stampe giapponesi che mi divertono molto. Sai, quelle piccole figure femminili nei giardini o sulla spiaggia, cavalieri, fiori, rami nodosi”
Vincent in una lettera a Theo da Antwerp, 28 novembre 1885
Tra i vari acquisti possiamo rintracciare il celebre Ponte di Shin-Ōhashi sotto la pioggia, opera di Utagawa Hiroshige (1797 - 1858).
Lo vedete qui sotto a sinistra: campiture uniformi, forte contorno nero degli oggetti e pioggia distinta e mare e cielo ben delimitati.
Beh, nel 1887 Van Gogh crea la sua versione conservata oggi nel Van Gogh Museum di Amsterdam. Lo vedete qui sotto a destra: si notano subito i tratti tipici della pittura di Van Gogh con le sue pennellate e sfumature (con anche l’aggiunta di finte scritte giapponesi senza senso, in quanto l’artista non sapeva il giapponese!).

“L’arte giapponese è qualcosa come i primitivi, come i greci, come i nostri vecchi olandesi, Rembrandt, Potter, Hals, Vermeer, Ostade, Ruysdael e infiniti altri. Non finisce mai”
A Theo da Arles, 15 luglio 1888
I Pokémon al Van Gogh Museum
“Questa collaborazione permetterà alla prossima generazione di conoscere l’arte e la storia di Vincent van Gogh in un modo tutto nuovo”, ha dichiarato la Direttrice Generale Emilie Gordenker, aggiungendo “il Van Gogh Museum e The Pokémon Company International hanno attinto da molti anni di pratica educativa per creare un’esperienza speciale per i bambini, per i loro tutori e, speriamo, per tutti i visitatori”.

In mostra ci saranno delle “avventure” anche per i più piccoli (o per i grandi che ancora si sentono giovani, tipo noi) che permetterà loro di scoprire le opere del pittore olandese e ricevere una promo card alla fine del percorso.
Questa collaborazione ci ha fatto sorridere, ma anche ricordare la profonda passione di Van Gogh per la cultura giapponese che avevamo studiato. Possiamo essere solo che contenti se farà questo effetto anche ad altri e ad altre.
Se fosse ancora vivo Van Gogh farebbe la fila per questa mostra, sfoggiando la sua enorme collezione di carte Pokémon.
Ti lasciamo QUI la pagina del Van Gogh Museum sulle influenze giapponesi dell’artista (finalmente una pagina web fatta bene…)
Ci vogliamo connettere?
📲 Parliamo di comunicazione nel mondo dell’arte e della cultura su Instagram e soprattutto sull’account Instagram di Eleonora
📸 Vuoi dei consigli e trucchi per creare contenuti con il tuo telefono? Matteo ne parla nel suo canale TikTok
📚 QUI trovi l’archivio di tutti i nostri post tipo questo