#19 Dal Salone del Libro a TikTok: 3 leve per accendere il tuo podcast culturale
Il Salone del Libro non è più soltanto la fiera dei libri, ma anche quella dei podcast. Come si comunica un podcast e si fa in modo che la gente lo ascolti davvero?
Ciao amici di Hubove Studio,
se state leggendo questa e-mail, significa che abbiamo tutti in comune qualcosa: la passione per la comunicazione digitale dell’arte e dell’editoria. Questa settimana mettiamo da parte musei e mostre, perché è iniziata la settimana santa dell’editoria.
Il Salone del Libro 2025 ha inizio oggi e termina il 19 maggio 2025: noi saremo lì con gli amici di Marsilio e Sonzogno per il terzo anno di fila, per capire i retroscena editoriali e - soprattutto - ascoltare chi ne sa più di noi.
Tra stand profumati di carta e file di birra fuori dal Padiglione Oval, la vera notizia è che il Salone del Libro non è più la fiera del libro e basta, ma anche quella del podcast. E sì, gli autori non brandiscono più solo la penna con fierezza, ma cominciano a essere quelli con un microfono in mano e un paio di cuffie.
Oggi vediamo come si comunica un podcast, che sia il vostro o quello del vostro cliente, e analizziamo 3 podcast che parlano di libri ascoltati quest’anno.
1. Le 3 leve comunicative che trasformano un podcast casalingo a progetto editoriale
Formato suddivisibile in video short (Reel, TikTok o Shorts di Youtube)
Scrivete, o progettate il vostro podcast con i reel già in mente. Se invece il prodotto è già pronto, individuate i momenti «aneddoto» da estrarre.
Ogni reel dovrebbe avere la seguente struttura: un gancio forte, circa 30” in cui si spiega il concetto espresso, call to action finale (anche grafica, non necessariamente verbale).
La quantità batte la perfezione, ma ve lo diciamo ancora meglio, per far sì che il messaggio penetri (un applauso a chi ha capito la citazione): non siate timidi sui vostri canali social.
Per ogni puntata potete ricavare fino a 5 reel, l’importante, in questi casi, non è tanto la riuscita del singolo contenuto ma la quantità. Quest’ultima garantisce la possibilità di entrare nella memoria dell’utente anche se non ha ascoltato neppure un episodio del vostro podcast. L’ideale sarebbe che una persona, alla nomina del vostro progetto audiovisivo, dicesse:
«Guarda, non l’ho mai ascoltato, ma ho visto talmente tanti video su Instagram e TikTok che è come se lo avessi fatto!».
Ecco, se parlano di voi in questo modo significa che avete di gran lungo vinto la battaglia dell’attenzione sui social.
Ecco tre esempi di podcast che hanno un’eccellente copertura social, per cui le persone li riconoscono ancora prima di ascoltarli nelle piattaforme audio:
One more time, di Luca Casadei
Passa dal BSMT, di Gianluca Gazzoli
Supernova, di Alessandro Cattelan.
Ascolta la community, prima di accendere il microfono
Fate parlare il vostro pubblico, indagate sui loro gusti e le loro richieste, senza farvi però travolgere da quello che vogliono gli altri: la vostra storia avrà sempre la priorità, ma può essere raccontata meglio se conoscete quello che gli altri vogliono da voi.
Per questo motivo, dopo aver pensato a una struttura del vostro podcast, potete iniziare a parlare alle community (non vi fissate sui numeri, anche 500 follower in target vanno bene!).
Sondaggio nelle Instagram Stories con domande chiuse, per indagare sui gusti della vostra community. Ecco un esempio pratico di una domanda che potreste fare nelle stories👇🏼
Immaginando di essere nella pagina di Eleonora, ecco cosa scriverebbe come prima story:
Cosa deve accadere nella lettura di un libro per farvi dire “Okay, ho amato questo romanzo alla follia”? Inizio io: Deve tenermi incollata alle pagine, ma non da subito. Deve esserci un momento di introduzione ai personaggi in cui quasi mi annoio, per poi avere un punto di svolta inaspettata nella storia.
L’espediente dell’ “inizio io” vi permette di ottimizzare le risposte e far capire a chi vi legge dove deve andare a parare.
Gruppo Telegram, oppure Canali Broadcast su IG in cui si raccolgono domande, ad esempio durante eventi in cui l’attenzione è alta, come appunto il Salone del Libro.
Newsletter: non c’è niente di male nel dire che state preparando un podcast (tipo, ops, potreste ricevere una mail da noi a breve…🤫). L’effetto sorpresa per quanto ci riguarda ha un po’ stufato, anzi strumenti come Substack vi permettono di coltivare relazioni durature e più genuine, fondate sulla continuità dei rapporti piuttosto che sul Okay, ora è uscita una cosa che ho fatto io e anche se sono sparita da 6 mesi, mi leggi e mi dai un like. No, non funziona così!
Distribuzione a imbuto rovesciato
Questa è la descrizione di un classico percorso utente che chiamiamo a imbuto rovesciato perché siamo gente che ha studiato (si scherza eh…)
1. Teaser reel (TikTok/IG) → 2. Episodio completo su Spotify o qualsiasi piattaforma → 3. Newsletter recap nel momento dell’uscita e nei giorni successivi con link affiliati a libri e a tutto ciò che hai citato nella puntata.
Perché funziona: l’audio aggancia, la newsletter converte (clic, vendite, lead). Chiudere il loop vi dà dati proprietari, non solo stream in piattaforma.
2. Cosa ci insegnano i book‑podcast che funzionano📚
In questo paragrafo troverete 3 podcast che abbiamo ascoltato nel corso dell’anno appena trascorso, e al quale abbiamo dato arbitrari e assolutamente non esaustivi voti, basati sulla nostra esperienza personale.
Bene, dopo questo doveroso disclaimer, vi lasciamo alla nostra lista.
Comodino, un podcast sui libri e di tutte le cose che ci stanno attorno. Di Ludovica Lugli e Giulia Pilotti. In ogni puntata si mescolano numeri di vendita, gossip editoriale, titoli da recuperare.
Voto sul contenuto: 8/10
Comunicazione del podcast: 7/10 → Viene usata una newsletter pulita ma pochi video, i reel si mescolano a quelli della pagina de Il Post. Capiamo che non è il podcast di punta del giornale e che il flusso di contenuti a cui la redazione è sottoposta ogni giorno è importante, per questo la soluzione potrebbe essere una pagina Instagram dedicata solo ai contenuti audiovisivi de Il Post.
Che ne pensate?
Parlarne tra amici, il podcast di libri di Daria Bignardi. Dentro, ci sono i libri che le piacciono, quelli che non la convincono, quelli che spopolano nelle classifiche. Gli amici del titolo sono Silvia Righini e Stefano Sgambati, che la supportano nel racconto e animano conversazioni intorno a un tavolo, ovviamente strabordante di libri.
Voto contenuto: 7/10
Comunicazione del podcast: 9/10 → Il podcast vive di clip verticali caricate direttamente dalla pagina di Daria Bignardi in collaborazione con One Podcast, il produttore. La conversazione è mite, i libri sono sempre nell’inquadratura, spesso Bignardi legge un estratto, o si confronta con autori e amici.
Il personal branding dell’autrice è usato bene, si fa leva sulla continuità di parole piuttosto che sull’efficienza del singolo contenuto.
Timbuctu di Marino Sinibaldi, un posto dove parlare del mondo, con i libri. Temi sociali, diritti, cronaca e politica.
Voto contenuto: 8/10
Comunicazione del podcast: 6/10 → I libri non sono al centro di questo podcast, ma sono uno strumento per parlare del mondo. Questo elemento forse non permette al podcast di prendere lo slancio comunicativo di cui avrebbe bisogno sui social. In editoria vanno molto le singole card con le citazioni: forse questo punto potrebbe risollevare il brand.
3. Mettere tutto in pratica
Avete fatto il pieno di teoria, adesso serve una to-do list da spuntare (una delle cose preferite da fare di Eleonora). Ecco una mini guida di sette giorni, low‑budget ma ad alto impatto, per trasformare le idee in contenuti strategici che risuonino nella testa degli utenti.
Obiettivo: lanciare (o rilanciare) un podcast culturale in 7 giorni con budget minimo.
Giorno 1 – Progetta la scaletta. Individua tre momenti da trasformare in clip e definisci la CTA audio (es. «Mandaci un vocale»). Bastano Google Docs ed evidenziatore.
Giorno 2 – Registra audio + video verticale. Smartphone in 1080 × 1920, ring‑light frontale e microfono lavalier: avrai già il materiale per reel nativi.
Giorno 3 – Monta e sottotitola. Usa CapCut, oppure Edits: taglia i silenzi, genera sottotitoli automatici e salva almeno tre reel (hook, citazione, backstage).
Giorno 4 – Coinvolgi la community. Lancia un sondaggio nelle IG Stories sul tema dell’episodio e apri la conversazione in un gruppo Telegram o Canale Broadcast di Instagram.
Giorno 5 – Pubblica e amplifica. Carica l’episodio su Spotify/Apple, pubblica il primo reel su Instagram con cross-post su TikTok e, se hai tempo e voglia, fai anche un post su LinkedIn.
Giorno 6 – Spedisci la newsletter. Recap con link affiliati ai libri citati, slide riassuntive e domanda aperta per stimolare le reply.
Giorno 7 – Analizza e sponsorizza. Controlla la retention (≥ 75 %), click sui link ed engagement reel (≥ 10 %). Metti 10 € sulla clip migliore con Meta Ads. Okay, se su quest’ultimo punto non hai capito nulla, faccelo sapere nei commenti: possiamo scriverci un articolo!
Di solito i nostri articoli hanno una conclusione, ma noi dobbiamo correre e fare la valigia per Torino. Facciamo che ci salutiamo nei commenti qui e su Instagram?